Sorgenia potrebbe essere venduta. Le banche azioniste – Monte dei Paschi di Siena con il 23%, Banco Bpm con il 22%, Ubi con il 19%, UniCredit e Intesa Sanpaolo con il 10% a testa e altri istituti con il 16% – stanno valutando concretamente la possibilità di uscire dal capitale del gruppo (articolo scritto il 4 aprile 2019). E, anche se non è stata ancora presa alcuna decisione, tra i nomi dei potenziali acquirenti continua a circolare con insistenza quello di A2a . In uno studio riservato (nome in codice, Project Sapphire) redatto da Lazard e da Colombo & Associati è confermato da un lato il buon posizionamento di mercato di Sorgenia, sia nella produzione sia nella vendita di energia elettrica e metano, dall’altro la consistenza del margine operativo lordo (Ebtida) raggiunta dalla società in questi anni.
Fondata nel 1999 da Cir (famiglia De Benedetti) e dall’austriaca Verbund e salvata tre anni fa dalle banche creditrici al culmine di una crisi economico-finanziaria che la stava portando al dissesto, Sorgenia ha una presenza integrata nella catena del valore dell’industria energetica con un’organizzazione “snella” di circa 320 dipendenti e un “forte gruppo dirigente”. Il gruppo possiede quattro centrali a ciclo combinato con una potenza complessiva di 3.175 MW (circa il 10% della capacità a ciclo combinato degli impianti superiori a 100 MW su scala nazionale): una a Lodi da 801 MW, un’altra ad Aprilia da 787 MW, una terza a Termoli da 777 MW e una quarta a Modugno da 810 MW. E partecipa attraverso Energia Italiana, con una quota azionaria del 50%, a Tirreno Power, che ha a sua volta tre centrali a ciclo combinato (Vado Ligure da 793 MW, Torre Valdaliga da 1.176 MW e Napoli Levante da 401 MW) e diciotto impianti idroelettrici (da 75 MW complessivi) per una capacità di generazione di altri 2.445 MW, di cui la metà, 1.222,5 MW, spettanti a Sorgenia. In totale, 4.397,5 MW (quasi 4,4 GW).
Il gruppo ha inoltre 270mila clienti sul mercato libero dell’energia ai quali vende 3,2 TWh di elettricità e 140 milioni di metri cubi di metano (stime 2018). Nel settore delle vendite di elettricità aveva nel 2017 una quota di mercato dell’1,5%, dopo Enel (37,3%), Eni (4,5%), Edison (4,1%), Hera (3,8%), A2a (2,7%), Iren (2,6%), Eon (2,3%) e Acea (2,2%). E nelle vendite di gas naturale occupava la settima posizione (2% del mercato), dietro Eni (20,7%), Edison (13,3%), Enel (11%), Iren (4,2%), Hera (3,6%) e A2a (3,3%) e prima di Engie (1,6%).
Sorgenia ha dimezzato i volumi di elettricità venduta tra il 2016 e il 2018 (6 TWh nel 2016, 3,8 TWh nel 2017 e 3,2 TWh nel 2018) riducendo le vendite ai grandi clienti e rivolgendosi soprattutto alle piccole e medie imprese, al segmento residenziale e in genere agli utenti caratterizzati da alti margini e bassi volumi. E nel gas naturale è passata dai 169 milioni di metri cubi del 2016 ai 115 milioni di metri cubi del 2017 ai 140 milioni di metri cubi stimati del 2018.
I ricavi sono diminuiti dagli 1,575 miliardi del 2016 agli 1,351 miliardi del 2017 agli 1,4 miliardi stimati del 2018. Il margine operativo lordo, che nel 2016 era di 122 milioni, è salito a 161 milioni nel 2017 e dovrebbe essersi attestato intorno ai 100 milioni nel 2018: un buon livello di redditività realizzato soprattutto sul Mercato dei servizi di dispacciamento, ovvero grazie ai servizi offerti a Terna per la risoluzione delle congestioni e per il bilanciamento della rete di trasmissione a prezzi da 5 a 10 volte superiori a quelli in vigore sul Mercato del giorno prima e sul Mercato infragionaliero.
Nel 2016 il gruppo aveva un capitale netto di 376 milioni contro un indebitamento finanziario netto di 883, nel 2017 il capitale era salito a 419 milioni e il debito netto era sceso a 715 milioni e il bilancio 2018 dovrebbe aver registrato un capitale netto di 460 milioni contro un debito netto di 670 milioni. L’esposizione finanziaria nel 2015, prima della ristrutturazione del debito e della conversione dei crediti bancari in capitale, era di 1,715 miliardi. In tre anni è stata più che dimezzata.
“La società – si legge nello studio – ha una solida perfomance finanziaria con una forte generazione di cassa”.

@ Riproduzione riservata