Ci risiamo: le banche hanno ricominciato a fare finanza, a speculare su titoli tossici, derivati e affini, ciò che stava per affondare il sistema creditizio mondiale tra la fine del 2008 e i primi del 2009. Non lo dico io: lo dice la Ricerche e Studi, la R&S, la società di Mediobanca specialista in questo genere di elaborazioni.
Le banche europee – si legge nel rapporto di R&S sull'andamento economico-patrimoniale dei primi 18 istituti della Ue – al termine dei primi sei mesi del 2010 hanno aumentato i derivati del 26% e di quasi il 6% le attività senza mercato, i cosiddetti titoli illiquidi, vale a dire non negoziabili, il cui prezzo è fissato in modo unilaterale e discrezionale dalla banca. I primi valgono in totale circa 4.200 miliardi di euro, i secondi 263 miliardi. Cifre da far tremare le vene dei polsi, che destano, giustamente, allarme tra i risparmiatori. Il sistema oggi è pressoché lo stesso di quello di due anni fa. E' cambiato poco in termini di regole. E non si può certo pretendere che il sistema si autoriformi. Deve essere la politica a imporre un nuovo contesto regolatorio. Ma la politica è sempre più succube delle lobby finanziarie. Negli Usa come in Europa. La speranza è che con l'accordo di Basilea 3 prevalga una visione più prudenziale della gestione bancaria. Ma è una speranza debole. Anche l'accordo di Basilea 2 avrebbe dovuto introdurre parametri patrimoniali molto più severi, ma così non è stato. Preoccupa anche che, all'indomani della sconfitta del presidente Barack Obama alle elezioni di medio termine negli Stati Uniti, la Fed, la banca centrale americana, abbia deciso di immettere sui mercati finanziari una massa spaventosa di liquidità, 600 miliardi di dollari, nel tentativo di rianimare l'economia. La cosa è tanto più preoccupante perché negli Usa, attualmente, i tassi d'interesse sono di fatto pari a zero (in un range tra lo 0% e lo 0,25%). Vale a dire che il denaro non costa più quasi niente. Ciononostante la Fed si riaccinge a stampare dollari per acquistare obbligazioni e altri titoli e mettere così più moneta in circolazione. La paura che sui mercati finanziari possa riformarsi una bolla speculativa è più che fondata. E per di più in assenza di una ripresa dell'economia.
Resta inoltre gigantesco l'ammontare degli aiuti governativi concessi al sistema bancario in neanche due anni. Negli Usa la massa degli aiuti pubblici, che originariamente assommavano a 2.792 miliardi di dollari nei confronti di 1.250 istituti di credito, s'è assestata al 30 giugno 2010 sui 2.050 miliardi, "essenzialmente per rimborsi e riacquisti di capitale", mentre l'esposizione netta dei Governi europei verso il sistema è oggi nell'ordine dei 1.310 miliardi di euro, "di cui 958 a titolo di garanzia". Incrociamo le dita.
Come mai nessuno chiede dove è finita l’ingente massa di denaro immessa nel sistema? Perchè non viene detto a chiare lettere che il denaro, anzichè passare dal sistema bancario a quello produttivo (come era nell’intenzione dei governi e delle banche centrali), è rimasto “nelle tesorerie” delle banche?
Siamo di fronte all’ennesima miopia del sistema bancario. Anziché immettere il denaro nel sistema produttivo, è stato ed è tuttora utilizzato per acquistare titoli governativi a basso rischio. Tale politica è intollerabile e determina il soffocamento dell’economia produttiva.
La moneta calda che opera sulla finanza speculativa ,che non corrisponde a iniziative 0 progetti industriali, ma che si associa anche a mercati della droga, della mafia o di spostamenti all’estero di capitali, dovrebbe essere vietata alle banche, anche perché sono tenute a segnalare (almeno sulla carta) le operazioni sospette dei loro clienti.
Come la mettiamo? Chi controlla le banche? Ci vorrà un’altra bolla per intervenire?