Snam, controllata dalla Stato attraverso Cassa Depositi e Prestiti, non gradisce lo sbarco degli australiani di First State Investments al largo di Livorno (articolo scritto il 30 maggio 2019 ).

Per due motivi. Perché il terminale galleggiante di rigassificazione Olt Offshore Toscana, ormeggiato a 22 km dalla costa, con i suoi 3,7 miliardi di metri cubi di gas all’anno, è il secondo per capacità produttiva al servizio del paese. E perché il 22 maggio 2019 è stato formalizzato il passaggio del 48,2% di Olt dai tedeschi di Uniper a First State.
Il 51,8% di Olt è suddiviso fra Iren (49,1%), multiutility che ha fra i maggiori azionisti i comuni di Torino, Genova, Reggio Emilia e Parma, e Golan Lng (2,7%), uno dei protagonisti globali del business dei rigassificatori e del trasporto marittimo di gas naturale liquefatto (Gnl). Solo che Iren, come prevede il patto parasociale, ha il diritto di vendere entro il 22 settembre 2019 la sua quota a First State alle stesse condizioni alle quali quest’ultima ha rilevato quella di Uniper. Ed è su questo punto che intervengono i dubbi di Snam, la quale interpellata rifiuta qualsiasi commento sulla vicenda.
La prima questione riguarda il prezzo di vendita delle azioni Uniper a First State, che non è di 400 milioni, come è stato scritto. Basta la lettura del comunicato ufficiale a chiarire che Uniper – a fronte di un valore dell’asset stimato 400 milioni – al closing dell’operazioni incasserà 340 milioni al netto dei dividendi percepiti fra il 2018 e il 2019.
Certo, per Snam sarebbe meglio pagare 340 milioni che 400. Ma, come è logico che avvenga in ogni trattativa, Iren potrebbe spuntarne di più anche perché è libera di vendere a chiunque il suo pacchetto azionario.
Lo scenario potrebbe cambiare se si mettesse di mezzo il governo, giudicando strategico per la sicurezza degli approvvigionamenti nazionali il rigassificatore Olt e subordinando la vendita al suo consenso. In questa cornice Snam potrebbe essere spinta a comprare la quota di Iren. D’altra parte, al contrario delle acquisizioni nei settori in concorrenza come il biometano e i distributori di gas per autotrazione, la rigassificazione è compresa nell’oggetto sociale di Snam. In questo campo la società opera fin dalla fine degli anni ‘60 attraverso l’impianto di Panigaglia (3,5 miliardi di metri cubi di capacità) e detiene il 7,3% del rigassificatore situato in Adriatico al largo di Porto Levante (8miliardi di metri cubi), in provincia di Rovigo, di cui Exxon possiede il 70% e Qatar Petroleum il 23 per cento.
Sempre in tema di gas naturale, è notizia di questi giorni che nei primi quattro mesi del 2019 i volumi di metano provenienti dalla Francia in Nord Italia via Svizzera, attraverso il passo del Gries, hanno sopravanzato quelli in arrivo dalla Germania attraverso il gasdotto Tenp. Dai dati dei gestori delle reti di trasporto emerge che tra gennaio e aprile 2019 la Francia ha immesso nel Transitgas (il gasdotto che taglia la Svizzera da Nord a Sud arrivando in Italia) 2,91 miliardi di metri cubi rispetto ai 2,88 miliardi di metri cubi immessi dalla Germania (parliamo in ogni caso di quantità modeste, meno del 5% dei consumi italiani di metano). Il che vuol dire che quasi il 52% del gas proveniente dal Nord-Ovest arriva dal paese transalpino, contro il 31% dello scorso anno, anche se la stragrande maggioranza dei consumi del Nord Italia è coperta dal gas che importiamo dalla Russia (attraverso il metanodotto Tag, che da Baumgarten, al confine con la Slovacchia, scende fino a Tarvisio).
I quantitativi in arrivo dalla Francia aumentano sia per la crescita della capacità di rigassificazione di Gnl nel paese d’oltralpe sia per i maggiori flussi di gas provenienti dal Belgio (la cui rete di trasporto si immette in quella francese che parte da Dunkerque e arriva fino in Svizzera, confluendo nel Transitgas). Nell’Europa nord-occidentale si riversano partite spot di Gnl a buon mercato proveniente dall’Asia, che sono rigassificate in Francia. Nel 2019 il prezzo medio spot in Francia si è attestato sui 17 euro al MWh con uno sconto di circa 50 centesimi di euro rispetto alla Germania.
Inoltre, l’aumento delle tariffe di trasporto al punto di consegna di Wallbach, al confine svizzero-tedesco, dove il Tenp si immette nel Transitgas, ha provocato un aumento dei costi di trasporto del gas tra Germania e Italia: costi che potrebbero crescere ulteriormente a giugno favorendo ancora di più l’import di gas nel Nord Italia in arrivo dalla Francia via Svizzera.