Circa 300 milioni di euro. È questa l’entità della posta in palio nella contesa giudiziaria che da oltre quattro anni prosegue senza tregua nei Tribunali italiani e lussemburghesi (scritto il 22 ottobre 2018). Gli attori della lite sono: la norvegese Eam Solar (quotata alla Borsa di Oslo), i gruppi Enovos Luxembourg e Enovos International (ora Encevo) controllati dallo Stato lussemburghese e la loro joint venture Aveleos, da una parte; la svizzera Avelar Energy e l’italiana Avelar, dall’altra. Una vicenda collegata al fallimento di Kerself, società quotata alla Borsa di Milano, e al processo per la presunta truffa da 59 milioni di euro nel settore fotovoltaico condotta da alcune aziende riferibili a Avelar Energy, di proprietà del colosso russo dell’energia Renova, che fa capo all’oligarca Viktor Vekselberg. Un processo in cui Eam Solar compare tra le parti lese insieme al Gestore dei servizi energetici (Gse). Secondo l’ultimo bilancio semestrale di Eam Solar, dopo l’udienza dell’11 ottobre scorso a Milano il dibattimento continua e potrebbe concludersi nel prossimo anno.

Quattro anni di indagini penali

Il procedimento penale è iniziato nel 2016 a Milano con sei rinvii a giudizio, due patteggiamenti, una condanna con rito abbreviato e un’assoluzione in udienza preliminare. Secondo le indagini dei pm di Milano Maurizio Ascione e Luca Poniz, gli indagati avrebbero percepito illecitamente contributi dal Gestore servizi energetici (Gse), la società interamente partecipata dal ministero dell’Economia che eroga gli incentivi per le energie rinnovabili e che sarebbe tra le vittime della truffa. Tra i vari rinviati a giudizio, con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata alla truffa ai danni dello Stato, ci sono il manager russo Igor Akhmerov, a capo di Avelar Energy, arrestato in fase di indagini, e Marco Giorgi, già amministratore di Kerself, una delle società riferibili al gruppo Avelar, con sede a Reggio Emilia, diventata poi Aion Renewables e quotata a Milano fino al suo fallimento. Kerself, capofila di un gruppo leader nella realizzazione di impianti fotovoltaici, nel 2008 fu rilevata proprio dal gruppo svizzero Avelar Energy. Nel frattempo a Milano sono in corso anche le udienze della causa civile tra Eam Solar e Avelar.
Le tappe della vicenda
La vicenda prende avvio il 17 luglio 2014 quando la lussemburghese Aveleos, tramite la sua controllata italiana Avelar, vende alla norvegese Eam Solar Asa 32 impianti fotovoltaici della potenza complessiva di circa 31 MW situati in Puglia e Basilicata, per una valorizzazione complessiva di 115 milioni circa. La cessione viene “verificata” da primari studi legali, che analizzano documentazione tecnica, finanziaria e contabile trasmessa dai venditori anche al Gse. Ma il 23 luglio (nemmeno sette giorni dopo la firma del contratto di cessione) la Guardia di Finanza arresta Igor Akhmerov, presidente e amministratore delegato di Avelar Energy, mentre agli arresti domiciliari finiscono Marco Giorgi e Giampiero Coppola, amministratori di altre società del gruppo. Insieme a loro, sono indagate altre cinque persone. Le accuse nei loro confronti sono di associazione a delinquere finalizzata all’indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato e falso ideologico in atto pubblico.

Cosa sostengono gli inquirenti

Nel 2010, per sviluppare le sue attività nel settore dell’energia solare, la società lussemburghese Enovos aveva fondato in Lussemburgo Aveleos, joint venture con la svizzera Avelar Energy, per costruire e vendere parchi fotovoltaici in Italia. Avelar Energy, presieduta da Akhmerov, controllava direttamente e indirettamente sedici società italiane proprietarie di numerosi impianti fotovoltaici situati principalmente in Puglia (ad Altamura, Ostuni, Margherita di Savoia, Cerignola) e Basilicata (a Matera e Metaponto), che hanno indebitamente beneficiato tra fine 2010 e aprile 2013 di ingenti contributi in conto energia erogati dal Gse. Per la Procura queste società sarebbero state utilizzate per realizzare impianti fotovoltaici utilizzando pannelli solari prodotti in Cina ma presentati al Gestore, falsificandone la documentazione, come prodotti italiani marchiandoli Helios, una società veneta del gruppo che all’epoca era leader in Italia nella produzione dei pannelli solari.
Non solo: le società avrebbero comunicato al Gse l’avvenuto completamento degli impianti prima ancora della loro entrata in esercizio, traendo in inganno anche la società tedesca di certificazione Tuv Intercert Gmbh. In totale, secondo i magistrati, le società coinvolte avrebbero ottenuto contributi non dovuti per circa 37 milioni di euro ma il valore complessivo della truffa sarebbe di circa 59 milioni.

La situazione della causa civile a Milano

A causa della decisione del Gse di chiudere i finanziamenti al gruppo Avelar, presa alla fine del 2015, le cinque società del gruppo coinvolte nell’indagine penale hanno ottenuto dalla sezione fallimentare del Tribunale di Milano l’ammissione al concordato preventivo sino al 6 settembre 2016. Eam Solar nel frattempo, sin dagli arresti del luglio 2014, era stata indicata dai magistrati come custode giudiziario delle cinque società. Ad agosto 2016 la sezione fallimentare del Tribunale di Milano, a causa dell’avvio del processo penale, ha deciso che la ristrutturazione finanziaria delle cinque società era inattuabile, anche per ragioni tecniche e amministrative. Per questi motivi il 22 settembre 2016 le società hanno fatto richiesta di liquidazione volontaria. Eam Solar si è insinuata al passivo come creditore, allo stesso modo di Aveleos.
La situazione dell’arbitrato civile in Lussemburgo
Nell’ottobre 2014, Eam e Aveleos firmarono un accordo di standstill, una moratoria che coinvolgeva Enovos, Avelar e i loro dipendenti, per risolvere le controversie con il Gse. I venditori degli impianti sotto indagine chiesero un finanziamento ponte di 5 milioni di euro ad Eam Solar la quale, per evitare l’immediato fallimento di Aveleos, ritirò la richiesta di sequestro conservativo dei conti bancari del gruppo venditore. Ma Aveleos e i suoi dirigenti, come confermato dal Tribunale civile di Milano nel settembre 2015 e da quello penale nella decisione del 13 settembre 2016, ruppero la moratoria e nell’autunno 2015 e poi ancora il 20 settembre 2016 chiesero a una corte civile lussemburghese di dichiararli estranei alle vertenze civili e penali in Italia mosse da Eam Solar nei loro confronti. Nel 2017 la corte lussemburghese sospese il proprio giudizio in attesa delle decisioni della magistratura milanese.
Ma lo scandalo e le sue conseguenze per il settore fotovoltaico, come spiegheremo nella prossima puntata di questa inchiesta, potrebbero avere proporzioni molto più ampie di quelle sinora emerse dalle indagini della magistratura.
(1 – continua)
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Scandalo Avelar, il Ceo di Eam Solar tira in ballo il Gse: “Fece controlli formali o mandò gli ispettori?” (scritto il 24 ottobre 2018)

Lo scandalo della presunta truffa da 59 milioni di euro nel settore fotovoltaico che vede sul banco degli imputati alcune aziende del gruppo Avelar, controllate dal colosso russo dell’energia Renova che fa capo all’oligarca Viktor Vekselberg, nel quale la società quotata norvegese Eam Solar compare tra le parti lese insieme al Gestore dei servizi energetici, potrebbe avere ripercussioni molto più ampie dei 300 milioni di danni contestati. Lo afferma l’amministratore delegato di Eam Solar, Viktor Jakobsen, secondo il quale la vicenda Avelar potrebbero essere solo la punta dell’iceberg e mette in discussione il ruolo di controllore del Gse.

La posizione di Eam Solar

La posizione di Eam Solar, società norvegese quotata alla Borsa di Oslo, è costantemente descritta nelle relazioni di bilancio e nelle semestrali. «Una settimana dopo la consegna degli impianti solari si è scoperto che 27 delle 32 centrali previste così come diversi rivenditori sono finiti al centro di un’indagine penale», scriveva Eam Solar nella sua relazione annuale del 2015. A causa di questo procedimento penale il Gestore dei servizi energetici (Gse) ha rescisso diversi contratti a lungo termine. A causa di questa truffa, la valutazione di mercato di Eam Solar nel 2015 è scesa a 10 milioni di euro, «l’80% in meno rispetto al capitale investito di 55 milioni di euro», affermava all’epoca l’azienda norvegese, che si ritiene ormai non più una società energetica ma una litigation company, poiché il suo futuro è legato all’esito del processo penale e dell’arbitrato civile di Milano. Secondo il bilancio 2017 di Eam Solar, a maggio dello scorso anno i magistrati penali di Milano hanno ordinato un sequestro conservativo di oltre 33 milioni di euro nei confronti di Marco Giorgi e Igor Akhmerov a favore di Eam Solar Asa ed Eam Solar Italy Holding.
Gli ultimi sviluppi del 2018
Nell’ultimo bilancio semestrale, Eam Solar scrive che «durante l’ultimo trimestre continuano le udienze condotte sia nel procedimento penale che in quello arbitrale a Milano. Nessuna decisione è stata presa in alcuna delle sedi. Il procedimento penale a Milano è proseguito ed era incentrato principalmente sull’interrogatorio dei testimoni e sulla presentazione delle prove. Un verdetto di primo grado non può essere previsto prima della fine del 2018 e molto probabilmente sarà emesso nel 2019. Il procedimento arbitrale a Milano è proseguito con le udienze e l’archiviazione delle memorie. La società ha ricevuto a febbraio 2018 una nuova citazione per dichiarazioni asseritamente false e fuorvianti depositate da Aveleos Sa in Lussemburgo in concomitanza con le dichiarazioni presentate da Eam nella sua trimestrale al 30 settembre 2017, in cui la società ha effettuato un accantonamento per svalutazione dei crediti nei confronti di Aveleos Sa e ha spiegato i motivi di tale svalutazione».

La replica di Enovos

Il gruppo Enovos, controllato a maggioranza dallo Stato lussemburghese, «respinge le accuse di Eam Solar Asa e del suo Ceo Victor Jakobsen». «Ci riserviamo ogni iniziativa contro Eam Solar Asa e il suo Ceo anche in sede penale», ha affermato la società alla “Luxemburger Wort”, una testata lussemburghese che nel tempo si è occupata della vicenda.
Raggiunto telefonicamente a Oslo, Viktor Jakobsen, Ceo di Eam Solar, afferma che «il valore economico della contesa legale tra Eam Solar ed Enovos e Avelar non si limita ai 115 milioni di euro pagati per l’acquisizione dei 31 impianti fotovoltaici nel luglio 2014. A quella somma sono da aggiungere infatti i mancati ricavi attesi, che erano alla base della valutazione degli impianti acquisiti, e i danni subiti da Eam Solar e dai suoi azionisti, che portano il totale delle richieste economiche che Eam Solar avanza nei confronti dei venditori a 300 milioni di euro circa». Ma non basta: alla domanda su come sia stato possibile che la truffa ai danni del Gse sia passata inosservata durante la due diligence che portò all’acquisizione degli impianti, Jakobsen risponde con alcune annotazioni assai rilevanti: «La nostra due diligence preventiva all’acquisizione non si limitò agli aspetti finanziari, ma anche a quelli tecnici. In base alle norme italiane che regolano il conto energia, infatti, sapevamo che il Gse erogava i propri contributi agli impianti fotovoltaici solo dopo aver verificato la nazionalità della produzione dei pannelli e l’effettiva operatività tecnica degli impianti. L’ingegnere che condusse per noi le verifiche si basò su documentazione ottenuta dalla controparte e già validata dal Gse, dalla quale risultava che i pannelli solari erano prodotti da Helios e che gli impianti erano in attività. Invece scoprimmo in seguito, dopo gli arresti ordinati dai magistrati italiani, che i documenti erano falsi e avevano tratto in inganno anche il Gse».
Secondo Jakobsen, «il consiglio di amministrazione di Aveleos (compresi gli amministratori lussemburghesi di Enovos) erano totalmente consapevoli della responsabilità relativa al completamento degli impianti fotovoltaici in tempo utile per poter beneficiare del secondo conto energia. Lo dimostra la relazione annuale per il bilancio 2010 di Aveleos, pubblicata a marzo 2011, nella quale a pagina 20 si legge che “il principale rischio associato alle attività del gruppo sono i rischi operativi relativi allo sviluppo e alla costruzione degli impianti fotovoltaici in tempo per beneficiare delle tariffe incentivate”». Sempre secondo Jakobsen, «nel 2012, quando divenne evidente che Kerself – Aion sarebbe andata in fallimento, Avelar ed Enovos “svuotarono” Aion trasferendo 29 impianti ad Aveleos con una cessione infragruppo quasi completamente gratuita».
Poi Jakobsen pone due domande che abbiamo girato al Gse: «Ma le verifiche del Gse erano solo formali, condotte sui documenti trasmessi dalle imprese beneficiarie dei contributi, oppure venivano condotte anche con ispezioni in loco? E se Helios, come risulta, era il principale produttore e venditore di pannelli solari in Italia, i pannelli con documentazione e marchio falsificati sono stati venduti solo alle società del gruppo Kerself – Aion Renewables – Avelar oppure anche ad altri operatori fotovoltaici italiani?».
Le domande di Jakobsen sono importanti: dalle risposte potrebbe emergere che sono numerosi gli operatori del fotovoltaico non in regola con le norme sull’incasso dei contributi pubblici del conto energia. Sempre che il Gse non abbia “validato” le loro posizioni basandosi, come spesso accade in Italia, su controlli documentali formali e su autocertificazioni.
(2 – Fine)

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