Il debito di Fiat continua ad essere preoccupante anche dopo la fusione tra la casa italiana e Chrysler, che ne ha spostato l'asse economico-industriale oltre oceano, negli Stati Uniti d'America.
Il gruppo nato dalla scissione della vecchia Fiat in due distinte società (Fiat Spa, che detiene le attività nell'auto, e Fiat Industrial, che gestisce le produzioni di camion, trattori, mezzi cingolati, ecc.) aveva al 30 settembre 2011 un indebitamento finanziario totale – bancario e obbligazionario – che sfiorava i 27 miliardi di euro. Questa cifra rappresenta il 229 dei mezzi propri ed è come dire che, per ogni euro di patrimonio netto nei nove mesi dell'anno, Fiat Spa ne ha preso in prestito 2,3 dal mercato e dalle banche. Il rapporto debito/patrimonio netto è addirittura del 330% per Fiat Industrial, cioè di un euro di patrimonio netto ogni 3 euro e 30 centesimi ricevuti da terzi.
Insomma, non solo dal punto di vista debitorio la situazione del gruppo dopo la fusione non è migliorata, ma anzi è peggiorata. Chrysler, infatti, ha portato in dote (e che dote!) a Fiat Spa 9,9 miliardi di debiti che la società di Detroit aveva contratti sul mercato per rimborsare i crediti ricevuti dal governo Usa, senza i quali avrebbe dichiarato fallimento. Al tempo stesso, all'atto della fusione, Chrysler aveva in pancia 7 miliardi di liquidità, ma – attenzione a non lasciarsi ingannare – questi soldi altro non erano che quelli versati da Fiat per sottoscrivere gli aumenti di capitale che le hanno permesso di diventare azionista di maggioranza della stessa Chrysler.
Non è tanto su questo, però, che volevo richiamare la vostra attenzione, quanto su un altro aspetto non meno paradossale: 27 miliardi di euro di debiti finanziari totali non impediscono a Fiat Spa di esporre in bilancio al 30 settembre 2011 una posizione finanziaria netta di 8,7 miliardi. Come si spiega un divario così grande? Semplice: accanto a un'esposizione così consistente, Fiat Spa dispone di una liquidità altrettanto cospicua, di circa 18 miliardi di euro, che detrae (assieme a 181 milioni di altre partite) dall'indebitamento finanziario totale (le cifre sono di R&S).
La domanda che sorge spontanea, a questo punto, è come mai Fiat tiene in cassa tutti questi soldi e non li utilizza, invece, per ridurre i debiti. Di sicuro l'amministratore delegato Sergio Marchionne ha in serbo qualche carta. Forse pensa a una grande acquisizione? O forse sono in programma investimenti colossali? Solo lui può saperlo.
Ricordo a tutti che questa fu la stessa situazione in cui si trovarono gli azionisti di Parmalat … poi si sa come andò a finire.
Mi ricorda tanto la Parmalat prima del default.
Timori di future difficoltà nell’approvvigionamento finanziario e quindi provvista fatta in anticipo? Timori di durezza del mercato e munizioni per affrontare emorragie dovute a cli di vendite? Comunque sì, la risposta ce l’ha Marchionne.
In effetti le possibilità concrete sono due:
o si lancia in “investimenti colossali”, di sicuro all’estero, brasile e russia innanzitutto, cina (perchè?) con meno priorità;
oppure si profila un’altra grande acquisizione/integrazione (non dimentichiamoci il tentativo opel ed il tentativo di aggregare PSA prima/durante l’operazione con chrysler)…voi su cosa puntate? io se avessi un € guarderei a suzuki…
In ogni caso Sergio devi pensare anche all’Italia ed allo stuolo di fornitori di componenti italiani che si aggiudicano poche nuove commesse in questo periodo in cui la tua attenzione è rivolta al NordAmerica.
Buone feste.
L
Anche Parmalat “risultava” avesse cash ma nel contempo emetteva obbligazioni.
Non voglio qui affermare che Fiat si trovi nella stessa situazione, ma, come scrive l’articolista, è strana la sua posizione.
Certo può essere che, sul cash, i tassi di interesse passivi siano inferiori a quelli attivi, al limite considerando una qualche acquisizione come fonte di possibili utili.
Interessante sarebbe che l’articolista comparasse Fiat, per quanto riguarda la posizione di cassa e debitoria, con le altre aziende del settore.
Ma per semplificare, come investitore, il mio ragionamento é semplice: esistono, tuttora, società che non hanno debiti e fanno ancora utili (anche cospicui), mentre è evidente che a livello mondiale c’è un eccesso di capacità produttiva nel settore auto così come è evidente che il “segmento Fiat” è passibile di attacchi da parte di produttori dei paesi emergenti.
In sostanza: perché dovrei investire in Fiat?
Magari, più semplicemente, la tesoreria della Fiat non è particolarmente efficiente…
Ho lavorato in una grossa azienda del made in Italy, prima di mettere in pista il cash pooling intragruppo ce n’è voluta !
Qualcuno ricorda il caso Parmalat? Speriamo che non sia così. Saluti
… si è “liquidi” quando è più conveniente “operare” sui mercati della finanza e fare quindi in finanzieri anziché gli industriali. Le grandi imprese stanno operando tutte così da almeno un paio di anni, con zero investimenti e grande liquidità finanziaria per speculare sui mercati internazionali della borse e dei titoli di stato. Perché i margini operativi di una normale attività industriale non vengono più considerati appetibili se con lo stesso capitale investito sul mercato finanziario ci si guadagna almeno il doppio. Non ci vuole molto a capire cosa significhi in realtà per FIAT questa liquidità in eccesso e dubito fortemente che si proceda ad acquisizioni come quelle prospettate dall’estensore dell’articolo…
Non per fare l’uccello del malaugurio, ma questa storia mi ricorda d’un altra società che aveva grossi debiti e nel contempo grossa liquidità. LA PARMALAT
La Fiat e’ costata a noi contribuenti un mare di soldi, e’ un gruppo che specula sui cambi, vendendo i prodotti realizzati in America, ai quali mette il marchio Fiat.
Non ci sono progetti nel cassetto, se non quelli della Chrysler, noi contribuenti siamo stufi di essere presi in giro.
Marchionne ci parlasse di cose serie e concrete!!!
Baste che non sia un’alra Parmalat.
A Collecchio erano indebitatissimi, ma all’attivo avevano 10 miliardi di cassa. Ufficialmente per nuove acquisizioni. In verità, purtroppo, parcheggiati in un deposito falso alla Cayman o giù di lì.
O forse questi soldi non ci sono….Parmalat docet?
articolo abbastanza ingenuo che denota scarsa conoscenza del settore auto. E’ noto agli addetti ai lavori inftti che tutti gli operatori del settore auto hanno in bilancio una elevatà liquidità necessaria per far fronte ai costi di acquisto dei materiali dai fornitori. Per apprezzare se sotto tal profilo la FIAT rappresenta un’anomalia oppure no, l’autore avrebbe dovuto fare un raffonto con altri car makers di pari dimensioni della FIAT.
Evocare Parmalat nel caso Fiat mi sembra assolutamente fuori luogo. Ricordo che Parmalat teneva la propria liquidità nascosta in una finanziaria delle Cayman, la Bonlat, e non è questo il caso di Fiat. Attenzione a non lasciarsi prendere dalle suggestioni. Fiat ha oltre tutto incorporato Chrysler e dunque i suoi conti, oltre che al controllo della società di revisione, sono stati sottoposti a un esame molto attento da parte delle autorità americane, dalla Sec alla Casa Bianca. Quindi è bene sgomberare il campo dagli equivoci. Quanto all’ingenuità che mi attribuisce il sigor Panettiere, che ritengo non sia il suo vero nome, è corretta la sua osservazione circa il confronto con le altre case automobilistiche (mi riservo di pubblicare i dati non appena ne disporrò), ma la considerazione sui fornitori mi sembra francamente deboluccia, anche perché storicamente Fiat non ha mai avuto un così alto livello di liquidità. Il fatto è recente.
Giuseppe Oddo
Non sono un genio, ma probabilmente….la cosidetta liquidita’ che penso non lo sia ….ha piu’ guadagni dei mutui-dediti.
Si vocifera che la Russia gli dia Pietroburgo…quindi…
Buongiorno, è più facile che dia il “giro” lo Stato italiano che Fiat. Sergio ne è consapevole. A Voi le debite considerazioni.
Una domanda semplice. Perché la differenza tra Btp e bund tedeschi è così preoccupante? No si può prendere una differenza media tra tutti i paesi europei? Italia è alto.
Spagna è basso. Certo i tedeschi ci hanno investito, vedi periferia di Madrid. Si parla di Europa unita solo quando conviene.
La liquidità agevola la fllessibilità ed un certo grado di stabilità alle posizioni finanziarie aperte. Puà consentire di approvviggionarsi meglio e di espandersi meglio. Probabilmente ci sono, poi, benefici fiscali per il settore auto, in quanto gli interessi sul debito sono deducibili creando valore aggiunto per la produzione.
Credo che la Fiat abbia un’invenzione nel proprio cappello a cilindro, che cambierà l’auto così come la si conosce. Questi soldi serviranno per il riacquisto di nuove proprie azioni e per l’industrializzazione. Scommetiamo?
Liquidità in dollari e debiti in euro (in futuro lire)?
E se i miliardi servissero come deterrente contro Opa ostili da parte dei tedeschi? Potrebbe essere?
Per sapere di cosa di tratta innanzitutto bisogna capire come si è generata. Ripagare i debiti prima del tempo con la liquidità in eccesso non è una pratica in uso in nessuna azienda, per ovvi motivi (è la cassa che conta, il resto è roba da ragionieri). Non mi stupirebbe scoprire che non viene utilizzata perché non si sa come farlo. Fossi in Marchionne al momento 1) non la utilizzerei per nessuna acquisizione, non è il caso con i tempi che corrono; 2) non la utilizzerei per progettare altre automobili vista la incapacità del reparto marketing e r&s di Fiat di proporre prodotti competitivi. Aspettare che l’economia migliori, aspettare che il reparto Risorse Umane migliori la sua efficacia sono le cose giuste da fare. Ma alla fine si tratta di una nuova Parmalat e addio alla filosofia SIAMO IN ITALIA SIGNORI
Secondo me, i dubbi sollevati da Oddo sulla possibile destinazione (acquisizione o mega-investimento “interno”) di una così ingente liquidità sono più che ragionevoli. E’ possibile. Evidentemente i covenants imposti dai finanziatori accettano un rapporto debt/equity di questa entità.
Fernando Duccio Silori (su Facebook)
Sono 2 anni che lo dico nelle assemblee Fiat . wwww.marcobava.tk
Ciao signori e signoroni. Mi pare che di commenti sprezzanti ce ne sono stati, ma la Fiat non è la Parmalat non perché una produceva latte e l’altra produce auto ma per storia e culture differenti che le contradistinguono. E’ risaputo che nell’agroalimentare le cose vanno in modo diverso e bisogna diversificare i guadagni perché gli utili sono sempre a ribasso, e acqusiva sempre aziende fallimentari da banche, non da Stati, per attingere a nuovi finanziamenti. Poi non dimenticate che il signor Calisto Tanzi spendeva piu di quello che guadagnava la sua azienda e comunque non è rimasto a secco. La Fiat ha quasi 150 anni di storia nel settore dei mezzi industriali, prima degli anni novanta ha fatto grandi aquisizioni che la resero fino agli anni 90 una delle prime case costrutrici di camion e mezzi agricoli. E’ vero, ha recevuto tanto, ma noi siamo italiani; è rimasta a galla comunque. Non dimenticate il common reil, non dimenticate il 1.3 di nuova generazione che hanno ceduto anche ha Gm per chiudere i rapporti oltre a prendere soldi da loro e andare avanti perché la si dava per morta. Non credo che i signori della Fiat, una delle prime case costruttricci d’Europa, si possano paragonare alla Parmalat.
Sembrerebbe un paradosso ma forse qualcosa bolle in pentola. Io preferirei una Fiat senza debiti e perlomeno una Fiat che avesse un patrimonio maggiore dei debiti che il contrario. Vedremo le prossime mosse.