Il gruppo creditizio italiano con la più alta percentuale di crediti dubbi in rapporto ai crediti totali alla clientela ha sede a Verona: è il Banco Popolare, 2.200 sportelli sparsi tra Veneto, Lombardia, Piemonte, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, 200mila soci e oltre 20mila dipendenti. Presidente del consiglio di sorveglianza del Banco è l'avvocato Carlo Fratta Pasini; amministratore delegato del consiglio di gestione, Pier Francesco Saviotti (ex Comit).
Il gruppo non s'è ancora ripreso dal salvataggio della Italease, l'ex leader italiano del leasing di cui aveva il controllo, che è stato costretto a rilevare con un'Opa totalitaria volontaria cui sono seguiti un robusto aumento di capitale e l'emissione di Tremonti-Bond per quasi un miliardo e mezzo di euro. Il risultato è sotto gli occhi di tutti. I crediti deteriorati netti del Banco Popolare (incagli, sofferenze e crediti ristrutturati) hanno raggiunto i 9,8 miliardi a fine 2009. Da quel momento sono cominciati a scendere. Ma al termine del primo semestre 2010 erano ancora a un livello elevato: 9,2 miliardi; somma che rappresenta oltre il 9,5% dei crediti totali alla clientela e quasi il 77% del capitale netto di gruppo. Non solo: con il passare degli anni, il tasso di copertura di questi crediti è diminuito a vista d'occhio. A fine 2008 il Banco Popolare "copriva" il 35% dei suoi crediti deteriorati: percentuale modesta, che è andata assottigliandosi ulteriormente scendendo poco sotto il 27% a fine 2009 e risalendo poco sopra il 27% al 30 giugno 2010.
Non capisco questo accanimento puntiglioso su questa banca e non sulle altre, eppur il dott. Saviotti sta facendo un buon lavoro o no?
Non vedo accanimento. Qui ci sono solo numeri e percentuali, per quanto preoccupanti. Non c’è nemmeno un giudizio sull’attuale vertice che sta lavorando per rimediare ai guasti di una gestione passata, che non deve essere stata solo responsabile del disastro Italease evidentemente, ma anche di altre mancanze se ha ‘filtrato’ i crediti meno bene di altre banche e oggi è in fondo alla classifica. Pierfrancesco Saviotti è un eccellente manager bancario, sta facendo quanto possibile date le circostanze ma non può fare miracoli. L’onda dei crediti dubbi e delle sofferenze è lunga e sta ancora arrivando. Il Banco Popolare di Innocenzi non è la Comit di Saviotti e Abelli. A proposito dov’è oggi Innocenzi? In un’altra banca….se non sbaglio.
Puntuale l’articolo di Stefano Elli (“Latitante l’azione di responsabilità”) sul Sole-24 Ore di oggi, che amplia il quadro Italease sulla stessa linea del mio intervento.
Se con la scusa del rischio, dei rating, ecc., negli ultimi 18 mesi, con l’Euribor sotto l’1%, le banche (tutte) hanno finanziato sul breve molte piccole e medie imprese con tassi del 9-10% oltre ad orpelli e commissioni … in più, non contenti, magari hanno limitato molto il credito, di certo oggi hanno poco da lamentarsi. A molte piccole-medie imprese basterebbe “spalmare” il debito a medio termine a tassi più consoni per sistemare le loro problematiche. Il problema è che nessuna banca si rende disponibile, nemmeno con le garanzie del Confidi (il consorzio italiano di garanzia collettiva dei fidi che presta garanzie per agevolare le imprese nell’accesso ai finanziament). Peraltro va detto che sempre più spesso l’eventuale presenza del Confidi porta i tassi a livelli assurdi anche su operazioni a medio-lungo termine.
Insomma, io ho investito nella seconda peggior banca d’Italia. Certo che per raggiugere tali risultati non c’era bisogno di avere uno staff di dirigenti lautamente pagati: bastava prendere l’idiota del paese. E pensare che le banche solitamente chiedono una garanzia tripla di quello che concedono: evidentemente questo vale solo per piccoli artigiani e modesti imprenditori. Ad altri sono stati concessi crediti allo scoperto. Così sono spariti il patrimonio della banca e i soldi degli azionisti!
Il dott. Saviotti rischia solo di fare bella figura, visto che prese in mano una banca al limite del default, ed immediatamente aveva sottoscritto l’accordo con Tremonti (bond). Purtroppo l’onda del credito fatto male è un’onda lunga e sicuramente l’anno in corso non sarà meglio di quello passato. La realtà è che nei primi sette anni del nuovo millennio chi ha amministrato questa (ricca) banca ha distrutto tutto il patrimonio.hai voglia a rifarlo. Ora la crisi (che speriamo passerà) e la concorrenza non ti permette margini come quando c’era la Banca Mutua e la Cassa di Risparmio di Verona, Vicenza e Belluno. Purtroppo la banca fatica a rimanere sul mercato, sente la forte concorrenza anche delle banche di credito cooperativo e sembra che molti clienti migrino verso queste banche “diverse” meno esose e più vicine al cliente. Una bella pubblicità delle Bcc recita: “la mia banca è diversa”.