Sempre meno italiano, sempre più americano.


Il baricentro economico della Fiat è sempre più spostato sull'altra sponda dell'Atlantico. Guardiamo il bilancio del primo semestre 2012, al cui interno è consolidato il 61,8% della Chrysler: il margine operativo netto della Fiat (esclusi i marchi Ferrari e Maserati) è realizzato per oltre i tre quarti all'interno del Nafta, l'area di libero scambio tra Canada, Stati Uniti e Messico, che genera circa la metà del fatturato; l'area Emea (Europa, Medio oriente, Africa), pur valendo circa un quarto del fatturato, registra invece un margine operativo netto negativo. Le vendite di auto Fiat in Europa sono cadute, tra gennaio e giugno di quest'anno, del 15% (sono esclusi anche in questo caso i marchi Ferrari e Maserati).
La holding della famiglia Agnelli che controlla la Fiat, la Exor, ha chiuso il primo semestre 2012 con un forte aumento dei ricavi, ma senza il consolidamento in bilancio della Chrysler le sue vendite sarebbero diminuite del 6,6%. I risultati del gruppo sono in sostanza legati a filo doppio a quelli della casa di Detroit. La Chrysler detiene una quota crescente del mercato dell'auto Usa (l'11,2% contro il 9,9% del primo semestre 2011), mentre la quota della Fiat sul mercato italiano è stabile, rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, al 29,5%. La stessa Fiat (compresi i marchi della Chrysler) detiene il 22,4% del mercato brasiliano dell'auto. L'Europa, l'Italia contano sempre meno per Marchionne. Le dichiarazioni si possono ritrattare, i numeri non lasciano scappatoie.