Diceva l’allora governatore di Banca d’Italia Mario Draghi, oggi presidente della Banca centrale europea: le banche debbono “vigilare sulla trasparenza delle condizioni contrattuali di depositi, prestiti e strumenti di pagamento” e agire correttamente nei confronti dei  clienti-risparmiatori. Parole da scolpire nella pietra. Correva l’anno 2008 e oggi quel discorso ritorna di drammatica attualità. Cosa è successo da allora? Perché Draghi non è riuscito a imprimere al sistema creditizio italiano la svolta da lui stesso auspicata e annunciata dopo il suo insediamento al vertice di Via Nazionale? Perché UniCredit salvò Capitalia garantendo a Cesare Geronzi il salvacondotto per Mediobanca e Generali?

A distanza di quasi tre lustri dai default di Cirio e Parmalat la domanda è sempre la stessa: come opera la Vigilanza?

La nomina di Mario Draghi, che aveva sostituito Antonio Fazio (il governatore travolto dallo scandalo della fallita scalata della Banca Popolare di Lodi all’Antonveneta), aveva acceso grandi speranze nell’opinione pubblica. La sua competenza dimostrata nei molti anni trascorsi alla direzione generale del Tesoro lasciava ben sperare. Con Draghi la possibilità di una riforma del sistema bancario improntata alla trasparenza e al merito sembrava a portata di mano. Invece poco è cambiato nella politica di erogazione del credito e nel rapporto tra banche e risparmiatori. I problemi col passare del tempo si sono incancreniti. E’ come se i banchieri fossero stati esentati dal principio di responsabilità. Possono sbagliare, ingannare, fallire, ma sono sempre lì, inamovibili.

Il successore di Draghi, Ignazio Visco, ha ereditato una situazione oggettivamente complessa. Popolare dell’Etruria, Banca Marche, CariChieti, Cassa di risparmio di Ferrara sono un lascito che pesa. Ma potrebbero venire al pettine nodi ancora più aggrovigliati. Pensiamo ai problemi del Monte dei Paschi di Siena, schiacciato da una massa gigantesca di crediti deteriorati, o a quelli di una Carige e di un Banco Popolare. APRI IL LINK https://www.giuseppeoddo.net/draghi-una-vigi/